Il Codice 65 o Libro del Maestro
Uno dei principali obiettivi della Fondazione di Piacenza e Vigevano è avvicinare la cittadinanza al patrimonio culturale locale, anche attraverso la valorizzazione di importanti documenti storici. In quest'ottica l'ente ha posto in cantiere, nel tempo, una serie di iniziative volte a preservare uno dei cimeli di maggiore importanza dell'iconografia medievale: il "Codice 65 o Libro del Maestro", opera miniata della prima metà del Duecento, gioiello dell'Archivio Capitolare della Cattedrale di Piacenza.
Per dare un'idea della sua importanza, basti considerare che gli studiosi hanno tracciato un parallelo con il "Registrum Magnum": il valore che quest'ultimo riveste per la comunità civile, il "Liber Magistri" lo rappresenta per quella religiosa.
Il "Codice 65", il cui numero deriva dalla posizione attribuitagli in un catalogo della seconda metà del XIII secolo, costituisce una summa culturale secondo la concezione medievale.
Studiato in tutto il mondo, è un raro esempio di documento paleografico, riporta indicazioni sul costume e sulla liturgia, è indicativo dell'arte e della musica dei secoli successivi all'anno Mille e comprende informazioni sulla sacra rappresentazione.
E' un manoscritto composto da cinquecentoquarantuno cartelle rilegate in legno e cuoio, di dimensioni pari a quarantotto centimetri d'altezza e trentaquattro di larghezza.
Al suo inizio è posto un calendario ecclesiastico che elenca nozioni di astrologia, astronomia, medicina, agronomia e merceologia.
Segue poi il "Salterio", libro dei salmi, che termina con litanie dei santi, in cui figurano anche i patroni di Piacenza e delle varie chiese urbane.
Scopo primario del "Codice" era fornire il materiale necessario alla liturgia episcopale e capitolare solenne. Importantissimi sono i ventinove "Tropi", embrioni della rappresentazione sacra, e le quarantaquattro "Sequenze".
Vi è poi un trattato musicale, mentre l'opera si conclude con l'"Obituario", citazione di persone decedute che avevano acquisito particolari benemerenze e che erano quindi ritenute degne di essere ricordarte nelle preghiere (grazie a questa sezione è stato possibile datare il "Codice", la cui origine è da collocare tra il 1120 ed il 1140).
Tanta attenzione da parte degli studiosi da un lato ha reso famoso il "Codice", dall'altro lo ha purtroppo deteriorato. Nel 1993 un primo intervento della Fondazione per la microfilmatura e il restauro del "Liber Magistri" si è rivelato determinante per la conservazione dell'opera. L'inziativa è stata resa pubblica durante un convegno svoltosi nell'aprile 1993 in Auditorium.
Per valorizzare e divulgare il prestigioso codice tra novembre 1993 e gennaio 1994 è stata organizzata una mostra nelle sale delle esposizioni della Cittadella Visconte, nell'ambito del complesso espositivo del Museo Civico di Palazzo Farnese a Piacenza. Il convegno internazionale di studi, svoltosi nel marzo 1997, oltre a rappresentare un ulteriore passo avanti nello studio del millenario "Codice", ha poi costituito l'occasione per anticipare al pubblico un'inziativa dell'editrice Tip.Le.Co: la realizzazione di una edizione anastatica del "Libro del Maestro", una riproduzione che rende più agevole a studiosi, bibliofili e appassionati la consultazione dell'opera.In considerazione del fatto che il "Codice" è anzitutto un cimelio preziosissimo sotto l'aspetto religioso e liturgico, la Fondazione e l'editore hanno ritenuto di farne omaggio al pontefice Giovanni Paolo II, affinché gli studiosi di tutto il mondo, che frequentano la prestigiosa Biblioteca Apostolica Vaticana, possano venire a contatto con una documentazione così interessante.
Allo scopo una delegazione piacentina è stata ricevuta dal Santo Padre nel febbraio 1998. Oltre alla presentazione piacentina, avvenuta il 6 novembre 1997 in auditorium, la pubblicazione è stata illustrata all'Istituto Italiano di Cultura a Parigi (novembre 1997) e all'Istituto Italiano di Cultura a New York (novembre 1998).
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